Padre
Siede mio padre dagli occhi
miti come la terra quando
ha smesso di piovere
ma dentro il cuore la pena
continua, va in scena
lì dove sono archiviate
le bobbine degli anni ‘50
sopravvissute alla guerra.
A piedi per via dei Serpenti
dove proiettano il film di Rossellini.
il capitale risparmiato sul biglietto
del tranvai, quanto basta
per una sorso gelato di liquore.
Dopo quella sgroppata
un languore di mandorle e sale
nel sole assopito dell’ autunno.
Il regista sedeva nel vapore di gelo
come un povero viaggiatore
per sempre lontano dal figlio
nel silenzio in piena del Verano.
“Mancherai, tanto mancherai al creato,
mio amato, mancherai alle stelle…”
diceva, mordendo il pane della pena
dentro un vento notturno speziato.
L’ultima vite ai primi freddi
sa di tartufo nascosto,
a stanarlo serve un cane
ma solo per la fretta.
Un fiuto teso, preposto
alla caccia di quel vento zolfato
che sa di frutto, di sapore di melo sa,
soprattutto sa di congedo.